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Archive for the ‘Dichiarazioni d'autore’ Category

Andreas Gursky, Hamm, Brgwerk ost’, 2008

Andreas Gursky, Hamm, Brgwerk ost’, 2008

Andreas Gursky:

Lavoro sull’enciclopedia della vita.

Sono impegnato in un approccio idealizzato ai fenomeni della quotidianeità – per produrre l’essenza della realtà.

La realtà può essere mostrata solo se costruita.

Le mie immagini sono sempre composte da due punti di vista. Da un punto di vista estremamente ravvicinato sono leggibili fino all’ultimo dettaglio. Da lontano si trasformano in mega segni.

Compongo le immagini, non idealizzo nulla.

Le fotografie sono autorizzate a mentire.

Mi interessa il potere della suggestione.

Mi interessano le prospettive globali, con le utopie sociali di oggi.

(Fonti: “Stern”, n.6, 2007; “Spiegel, n.4, 2007; “Suddeutsche Zeitung”, 26 gennaio 2007)

Andreas Gursky, May Day V, 2006

Andreas Gursky, May Day V, 2006

Andreas Gursky, Rimini, 1999

Andreas Gursky, Rimini, 1999

Andreas Gursky, Borsa, 2000

Andreas Gursky, Borsa, 2000

Andreas Gursky, 99 cent, 1999

Andreas Gursky, 99 cent, 1999

Andreas Gursky, Kamiokande, 2007

Andreas Gursky, Kamiokande, 2007

Andreas Gursky, Copan, 2001

Andreas Gursky, Copan, 2001

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W. Eugene Smith, 'The Second World War, Iwo Jima, Sticks and Stones' (1945).

W. Eugene Smith, 'The Second World War, Iwo Jima, Sticks and Stones' (1945).

Eugene Smith, a proposito del giornalismo fotografico:

“La fotografia è un potente mezzo d’espressione. Usata in modo appropriato ha un grande potere di miglioramento e conoscenza; usata in modo sbagliato può accendere fuochi preoccupanti. Il giornalismo fotografico, per via dell’enorme audience che raggiunge attraverso le pubblicazioni che lo utilizzano, ha più influenza sul pensiero e sull’opinione pubblica di ogni altro tipo di fotografia. Per questo motivo, è importante che il fotogiornalismo abbia (oltre all’essenziale padronanza dei propri strumenti) un forte senso dell’integrità e l’intelligenza per capire e conseguentemente proporre i propri argomenti. Chi crede che il reportage sia selettivo ed oggettivo, ma non possa interpretare i temi di cui parla mostra di non capire affatto i problemi e i meccanismi di questa professione. Il fotogiornalista non può che avere un punto di vista personale, ed è impossibile che sia completamente oggettivo. Onesto – si, oggettivo – no. (…)

Fino al momento dello scatto, e incluso questo, il fotografo lavora in modo innegabilmente soggettivo. Con la scelta dell’approccio tecnico (che è strumento di controllo emotivo), la scelta del soggetto da inquadrare dentro i confini del negativo, l’individuazione dell’esatto momento cruciale dell’esposizione, egli combina le variabili interpretative in un insieme emotivo che costituirà la base della formazione dell’opinione nei fruitori. (…)

Eugene Smith, Tomoko in her bath, 1967

Eugene Smith, Tomoko in her bath, 1967

E’ mia personale convinzione che tutti gli avvenimenti nel mondo che provocano grandi emozioni, come guerre, rivolte, disastri in miniera, incendi, morti di grandi personaggi (come la reazione alla morte di Gandhi), questi e altri avvenimenti simili che danno via alle emozioni umane dovrebbero essere fotografati in modo assolutamente critico. In nessun caso si dovrebbe cercare di ricreare gli stati d’animo e gli avvenimenti di questi momenti. (…).”

da Eugene Smith, Photographic Journalism in “Photo Notes”, New York, giugno 1948.

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